Rubriche

Rubriche

 

**** RUBRICHE ***

 

 

 

 

Scuole di Villa di Tirano  (poesia)

  

BORMIO: concorso "GUGLIATE DI NOTE"

RENATO FOLINI vince il 1°premio settore INTAGLIO LEGNO 

 {phocagallery view=category|categoryid=96|limitstart=0|limitcount=5}

 

INTAGLIO

Tecnica artistica mediante la quale vengono realizzati ornamenti in incavo o in rilievo su superfici di legno; si distingue dalla scultura per il fine eminentemente decorativo (che l'ha collocata per secoli tra le arti considerate "minori"), e per la funzione spesso secondaria che assume nei confronti del manufatto o dell'opera cui si applica. Il legno costituisce un supporto leggero, spesso morbido e facile da lavorare; ha inoltre una notevole resistenza alla trazione e può essere incollato e unito a incastro. Esistono molti legni diversi, ciascuno contraddistinto da colorazioni e venature naturali proprie, spesso molto apprezzabili dal punto di vista estetico. La superficie di legno viene solitamente intagliata con l'ausilio di vari tipi di scalpelli e trapani; la fase della rifinitura prevede poi l'utilizzo di raspe, lime e carta vetrata. Gli oggetti intagliati possono essere dipinti o dorati direttamente oppure dopo essere stati ricoperti con uno strato di stoffa o gesso. È anche possibile lasciare al legno il suo aspetto naturale limitandosi a lucidarlo.

Figura professionale
Solitamente i mobili in stile richiedono l'ausilio di abili intagliatori per scolpire figure e ornati, ma per ogni lavoro artistico alla base di quest'arte c'è il disegno, oltre alla capacità manuale, e al buon gusto. È inutile ricordare che l'intagliatore si distingue per i propri lavori artistici, poiché sono fatti a mano e non riproducibili in serie.

Tipi di lavorazione:

  • A tutto Tondo: per definire una figura nella realtà volumetrica.
  • Rilievo sul piano: si toglie la materia circostante per eseguire figure in rilievo schiacciato o stiacciato, rilievo bassissimo, simile a quello delle monete.
  • Bassorilievo: le figure sono poco profonde.
  • Altorilievo: le figure emergono completamente dal fondo.

Attrezzi
l'attrezzatura classica è oltre al banco da falegname (robusto tavolo provvisto di morse).

  • Bulini: punte d'acciaio che incidono il legno.
  • Scalpelli: sbarre d'acciaio di piccole dimensioni con manico di legno e lama tagliente.
  • Sgorbie: sono simili agli scalpelli ma con lama a sezione curva.
  • Mazzuolo: martello di legno.

Sgorbie per l'intaglio su legno.La scelta del legno
i legni più facile da lavorare sono quelli dolci "famiglia conifere" (pino, pino cirmolo, abete, tiglio, obece, pioppo, ecc.) preferibilmente senza nodi, dopo la lavorazione anche attualmente vengono stuccati e dipinti con laccature e dorature. Legni duri: (noce europeo, l'acero, pero, bosso, olivo, castagno, ebano, ecc.) vengono tradizionalmente lucidati trasparenti.

Tecniche
non esistono tecniche universali, esse si possono acquisire solo con l'esperienza, ma alcune linee guida da seguire possono aiutare coloro che vogliono intraprendere quest'arte. Per quanto mi riguarda utilizzo il metodo di eseguire dopo un disegno accurato ed a volte tridimensionale, un modello in creta in dimensione 1/1. La prima operazione da compiere dopo la scelta del legno è la tracciatura che consiste nel disegnare su tre facce (nel tutto tondo) del blocco il contorno. A questo punto viene sagomato con sega a nastro o a mano. Dopodiché si inizia la sbozzatura con la sgorbia grande. Quando sono emersi i volumi voluti è necessario eseguire una seconda tracciatura, che consiste nel definire i particolari. Il lavoro verrà terminato con l'ausilio degli altri attrezzi (a seconda della necessità). Questa è anche la fase più delicata, perché uno sbaglio può pregiudicare la riuscita del lavoro, in quanto il legno una volta tolto non è possibile rincollarlo senza che la giuntura sia invisibile

 

 

INTARSIO

si dicono generalmente intarsi dall'arabo "Tarsi", quelle opere ornamentali o figure ottenute commettendo sopra una superficie piana elementi variamente sagomati di materia diversa (legno, marmo, avorio, pietre colorate, eccetera). L'intarsio si applica alla decorazione di oggetti, mobili o all'architettura, rientrando nella più vasta categoria delle decorazioni polimateriche ottenute per incastri, inserzioni, incastonature, eccetera.

La storia dell'intarsio
la tecnica dell'intarsio ha origini antichissime. In Egitto, intarsi in avorio e legno appaiono fin dal tempo della prima dinastia in cofanetti decorati con motivi geometrici rinvenuti da molte tombe. Già nella quarta dinastia, l'intarsio appare usato per i mobili come in alcune portantine ove a sua volta, l'ebano intarsiato con geroglifici d'oro.

Nell'Asia Minore, invece, è più diffuso l'intarsio di pietre dure e conchiglie (madre perla) disposte in un letto di bitume, si trovano, però, molti oggetti d'uso comune con piccole decorazioni intarsiate di lavoro pregiato, come certe tavolette da gioco, alcuni strumenti musicali, mobili di lusso ed altro. Nell'ambito del mondo cretese, si trovano preziose figurine con intarsio di cristallo di rocca, madre perla, legno e oro su steatite.

Nel mondo greco più antico, si trovano solo echi letterali d'opere analoghe a queste ora descritte, in genere con riferimento ad oggetti d'importazione dall'oriente, ove, nel primo millennio, si mantiene la tradizione artigiana di questa produzione, come documentano intarsi eburnei di Assur o quelli lignei di tasso e bosso di Gordion, appartenenti a mobili o arredamenti.

L'intarsio appare intorno al terzo secolo avanti Cristo nelle zone dell'Asia Minore e col passare del tempo si diffonde in Europa ed in particolare in Italia, dove compare con il nome di "tarsia" al tempo dell'Impero romano. Scatole, cofanetti, oggetti di legno erano generalmente coperti di stucco e di pittura. L'impiego del legno al naturale era cosa nuova che esigeva l'opera di intarsiatori abili nel ritagliare sottili lamine e nel variare i colori per mezzo dei legni diversi che si potevano rinvenire in Italia come l'ebano, il cipresso, il bosso ed il noce. Alla fine del XV secolo si ricorse alla tintura. Inizialmente si sfruttò soprattutto il contrasto dei toni chiari, dati dalla fusaggine e dal bosso, e di quelli scuri per i quali si usavano l'ebano ed il noce. Le ombreggiature si ottenevano annerendo il legno col ferro rovente quando le lamine erano già applicate con il mastice. L'invenzione di un procedimento che permetteva di tingere il legno per mezzo della bollitura sarebbe dovuta, secondo il Vasari, a frà Giovanni da Verona, mentre altri attribuiscono la scoperta ai fratelli Lendinara.

Inizialmente la tarsia fu detta "certosina" e consisteva in tasselli di essenze di legno, intarsiate con figure semplici e stilizzate, inserite in un'asse di massello con incastri tanto perfetti da essere bloccati senza l'uso della colla. Per più di mille anni non si eseguirono più lavori ad intarsi, poi la tecnica tornò alla ribalta soprattutto in Toscana ove venivano applicate nuove tecniche quali la "tarsia geometrica" che implica la copertura totale della struttura su cui si desiderava riportare l'intarsio con parti di listra (l'impiallacciatura non era ancora stata scoperta) assemblate tra loro.

Solo nel '400 i grandi intarsiatori fiorentini cominciano ad impreziosire questa tecnica inserendo le prime regole di prospettiva ed utilizzando delle ombreggiature che donano maggiore effetto a quelli che erano diventati veri e propri dipinti. Com'è noto la nuova visione prospettica ebbe un incremento decisivo verso il 1425-1435 con le dimostrazioni del Brunelleschi e dell'Alberti che traggono spunto dalle vedute delle città. In questi casi particolari, il decrescere regolare delle mura laterali, simile a quinte teatrali, e le fughe dei lastricati possono facilmente tradursi in strutture lineari. L'intersezione delle linee di fuga e degli ortogonali, determinano un reticolato di figure semplici, facili da rendere ritagliando le lamine lignee. Le prospettive urbane non erano solo un esercizio caro agli intarsiatori, ma chiarivano anche la ragione d'essere della loro arte. Parecchi in questo periodo sono i cassoni ornati con pannelli di questo genere. Lo stesso Vasari descrive l'abilità di alcuni intarsiatori nell'arte di "combinare legni tinti di diversi colori per suscitarne prospettive, viticci ed altri oggetti di fantasia che eran stati introdotti al tempo di Filippo Brunelleschi e di Paolo Uccello".

Nel '500 le difficoltà aumentano: gli intarsi presentano decori costituiti da composizioni di forma geometrica continuamente ripetute fatti con piccoli pezzi di legno tagliati ad uno ad uno cercando di ripetere la stessa forma e le stesse dimensioni. È in questo secolo che, per semplificare il lavoro, s'inventa la "tarsia a toppo", ossia l'unione di varie bacchette di legno nelle forme geometriche che si vogliono riprodurre: l'estremità di queste bacchette riportano esattamente il disegno di cui si ha bisogno, quindi basta incollare tra loro i legni, scegliendo esattamente l'ordine in cui si vuole che appaiano nel decoro, e tagliarli in piccoli strati per ottenere sempre il medesimo disegno con la stessa forma e lo stesso spessore; il lavoro così diventa molto più semplice da eseguire. Come per tutte le forme artistiche, anche nell'arte dell'intarsio, le evoluzioni portano una maggiore complessità dei soggetti prescelti nei quali vengono introdotti paesaggi caratteristici e scene di vita dell'epoca. Con il passare degli anni, diventa di moda la lastronatura degli stipi con essenze pregiate, come l'ebano, in modo da consentire l'esecuzione di intagli a basso rilievo (potevano permettersi l'ebano solo committenti d'alto rango, e quindi questo materiale veniva spesso sostituito con del pero ebanizzato, cioè tinto di nero). Altra innovazione del tempo è l'introduzione di seghetti che consentono di ottenere tessere con un taglio molto più preciso e complesso.

All'inizio del '600 gli intarsiatori italiani lavorano in tutta Europa; in particolare il gruppo stabilitosi in Germania approfondisce una nuova tecnica denominata a "foro e controforo": si possono ottenere svariati intarsi con il medesimo disegno, ma allo stesso tempo con diverse essenze di differenti colori. Per creare un intarsio, secondo questa tecnica, basta prendere vari fogli di impiallacciatura e bloccarli all'interno di due spessori di legno, abbastanza fini da consentire il taglio senza troppa fatica, e seguire il disegno prescelto. Una volta terminato il traforo, si ricompone il disegno giocando con le varie essenze e seguendo le venature ed i contrasti di chiaro-scuro.

Secrètaire boulleNel periodo tra il 1600 e 1700 spicca in modo particolare Andrè Charles Boulle (1642 - 1732)che, pur non avendo creato la tecnica dell'intarsio a foro e controforo, diventa famoso per averla perfezionata ai massimi livelli e per aver introdotto nuovi materiali come il metallo, il corallo, bois de rose del Brasile, palissandro dell'India e amaranto della Guyana. Con l'uso dei materiali quali ottone e madreperla per circa 50 anni, si ricavano mobili molto raffinati adatti alla dimora del Re Sole ed oggi gelosamente custoditi presso il museo del Louvre a Parigi. Con il '700 si ricomincia ad usare il legno come materiale primario per questi capolavori. Molto ricercate sono le angolazione delle venature per gli sfondi assemblati a seconda del taglio del legno. Gli intarsi che hanno raggiunto livelli di perfezione impensabili, vengono riquadrati da filettature come se fossero veri e propri dipinti incorniciati; questi raffinati disegni sono addirittura progettati da famosi pittori e realizzati con contrasti molto meno appariscenti di quelli del periodo precedente ma con particolari molto più dettagliati e precisi.

La firma del laboratorio di Giuseppe Maggiolini a Parabiago (Milano) su un cassettone intarsiato conservato nella Villa Reale di Monza.Il 13 novembre 1738 nasce in Italia Giuseppe Maggiolini, uno dei maggiori intarsiatori della storia. I suoi lavori di grandissima precisione spiccano per la grande quantità di essenze lignee, tutte differenti tra loro; esistono ancora oggi documenti che riportano le difficoltà incontrate per procurarsi più di ottanta tipi diversi di legno e per ottenere quei sottili fogli che permettevano al "maestro" di dare vita a fantastiche composizioni policrome. Anche nell' '800 la Francia è la culla di nuovi stili artistici che prendono il nome o da un monarca o dal periodo storico che il Paese attraversa: in ondine temporale troviamo lo stile Impero (inizia nel 1804 con l'ascesa in trono di Napoleone e termina intorno al 1815 con il Congresso di Vienna), lo stile Carlo X, lo stile Luigi Filippo e lo stile Napoleone III, che con breve intervallo di tempo, tra l'uno e l'altro, influenzano l'arte variandone piccoli particolari. In questo secolo i fastosi intarsi geometrici vengono accantonati per passare ad un decoro più lineare e sobrio.

Comò in stile direttorio (Collezione del Castello di Fontainebleau) realizzato da Guillaume Beneman per il salone della regina Ortensia di Beauharnais, moglie di Luigi Bonaparte.Con Napoleone I l'arredo acquista strutture soprattutto rettilinee: spariscono le smussature degli angoli e il mobile mantiene solo le linee essenziali, i bronzi sostituiscono parte della marqueterie e vengono applicate al mobile, come già nel '700, con piccole viti invisibili dall'esterno. Alcuni ebanisti continuano comunque ad intarsiare i loro capolavori, prediligendo motivi classici, come anfore e coppe, festoni, corone di alloro e pregiati giochi di fondo ottenuti con differenti tipi di venature accostate tra loro. Con l'ascesa al trono di Carlo X, per esempio, è di moda l'uso di essenze di legno con colori contrastanti: intarsi molto scuri si staccano completamente dal colore chiaro di fondo. Attorno al 1830 lo stile Luigi Filippo inverte completamente il gioco di chiaro-scuro del periodo precedente e riprende stili e tecniche precedenti. Nel 1852 entriamo nel regno di Napoleone III in cui rivivono tutti gli stili precedenti: si ripropongono gli arredamenti del passato come mobili Boulle riprodotti seguendo attentamente le tecniche originali.

Scrittoio Art Nouveau realizzato da Louis Majorelle Per quanto riguarda i materiali di intarsio di inizio ottocento si può facilmente constatare che la qualità migliora col passare degli anni. È verso la fine del secolo che cominciano ad operare quegli intarsiatori che ci introdurranno alle tecniche decorative del nostro secolo; nasce infatti una nuova idea architettonica che si rispecchia come sempre nell'arredamento: l'art nouveau o modern style, presenta come novità il disegno composto da soli elementi vegetali, caratterizzati da lunghi gambi che si intrecciano tra loro quasi sempre riquadrati da composizioni scultoree alquanto fantasiose. Anche il prezzo degli intarsi si abbassa perché i macchinari sono sempre più sofisticati e consentono maggiori precisioni, rendendo il lavoro facile, veloce e di ottimo risultato.

Disegni
 

 Corpo umano per intaglio e scultura   (SCARICA)

 

 L’INTARSIO

L’intarsio, o tarsìa, è una particolare tecnica decorativa, che consiste nel “commettere” (mettere insieme, accostare) su una superficie piana materiali diversi (o materiali dello stesso genere, ma di tonalità cromatiche diverse) in forme varie, in modo da ottenere un particolare disegno o effetto decorativo.

L’origine di questa tecnica viene ricondotta al mondo orientale, come lascia supporre la stessa etimologia della parola “tarsìa”, che in arabo (tarsì) significa commettitura, cioè connessione – unione.

L’intarsio può essere fatto sia in marmo, sia in legno, sia in metalli diversi (in questo caso viene chiamato niello), sia nell’una e nell’altra materia incastrate tra di loro.

Molto diffuso è l’intarsio in marmo, ma il più diffuso in assoluto è l’intarsio in legno.

Di origine assai antica sono le tarsie marmoree impiegate nelle case patrizie romane (insieme ai mosaici) e nell’architettura paleocristiana del V e VI secolo e, più tardi, nei pavimenti delle chiese (S. Vitale a Ravenna, S. Marco a Venezia, Abbazia di Montecassino).

Nel medioevo ebbero larga applicazione i lavori in legno detti “alla certosina”, con l’impiego anche di materie diverse (avorio, madreperla, osso, metalli).

L’uso di essenze legnose diverse e di altri materiali per ottenere effetti di decorazione pittorica si diffonde in Europa a partire dal XIV secolo, epoca in cui l’intarsio incomincia ad essere applicato ai mobili e agli arredi.

 

Alcune delle opere realizzate dal Maestro Giorgio Squarcia


{phocagallery view=category|categoryid=82|limitstart=0|limitcount=9}

Giorgio Squarcia

 

Nato ad Acquapendente (VT), vive a Sondrio dal 1961.

Ha trascorso oltre trent’anni della propria attività lavorativa a stretto contatto con l’artigianato, lasciandosi contagiare e suggestionare da una delle sue molteplici espressioni: quella artistica.

Nel legno ha trovato la materia con la quale meglio riesce a concretizzare una innata passione per l’arte figurativa.

Approdato all’intarsio, dopo aver sperimentato varie tecniche per la lavorazione di oggetti di uso comune (vassoi e cofanetti portaoggetti), da qualche anno si dedica ormai quasi esclusivamente alla realizzazione di quadri con riproduzioni di monumenti, paesaggi e panorami.

Per la chiesa della B.V. del Rosario in Sondrio ha realizzato alcuni pannelli (reliquiari e ambone del celebrante), la cornice per una tela del secolo XVII e, nel 2005, su disegni di Floriana Palmieri e Guido Bellini B., i quattordici quadri della Via Crucis (cm. 50 x 70).

Pur avendo a disposizione essenze legnose pretrattate con coloranti, che consentirebbero una più ampia gamma cromatica, preferisce utilizzare solo legni naturali, nella cui estesa varietà riesce a trovare ugualmente tutte le gradazioni di toni, che gli consentono di dare volume e profondità ai soggetti riprodotti.

 

Mostre personali

2003 - Chiavenna - Palazzo Pretorio

2008 - 2010 - 2012 Sondrio: Galleria Banca Fideuram.

2012 - Acquapendente: "Intarsi di fiori - intarsi di legno"

Partecipazioni

2004 - 2007 - 2008 - 2009 - 2011 Sondrio: Scarpatetti arte;

2004 - 2005 - Poggiridenti: Mostra d’arte e artigianato.

2008 - Villa di Tirano: mostra d’arte nell’ambito della Sagra della mela e del vino.

2009 - 2010 - 2012  Gravedona: Mostra d’arte nell’ambito della Mostra delle camelie.

2009 - Teglio: Mostra d’arte nell’ambito della Sagra dei pizzoccheri.

Biblioteca di Chiuro: docente ai corsi di tecnica dell'intarsio in legno

.

Sondrio, Viale Milano 25/c, tel. 0342 216578 - 3287230200

e-mail: giorgio.squarcia@fastwebnet.it -   www.valtellinarte.it / Squarcia Giorgio

 

 

 

 

 

Notizie su Chiuro artistica