Notizie su Chiuro artistica

Notizie su Chiuro artistica

NOTIZIE SU CHIURO ARTISTICA

 

     Chiuro, borgo della media Valtellina, ebbe un’importanza storica-politica-economica ragguardevole sin dal Medioevo. L’insediamento urbano che oggi identifichiamo nell’attuale centro storico ebbe anche uno sviluppo verso oriente oltre il torrente Fontana, ove sorsero le importanti contrade di Gera, Cicalini e Bensale andate distrutte definitivamente con l’alluvione del torrente nel 1834.

      Il centro storico conserva intatto l’impianto medievale ove risiedevano i nobili che vivevano in edifici coronati da torri e gli abitanti suddivisi in strati sociali.

      Extra-muros, lontani dal borgo (dei regolamenti vietavano l’insediamento di certe attività all’interno), sfruttando la forza idraulica dell’acqua del torrente Fontana, sorgevano i mulini, i magli, le pile e le segherie.

      Ancora oggi la via Opifici, ove scorrono le rogge, ci rimanda “all’industre Chiuro” così la definiva il poeta tellino Napoleone Besta nell’Ottocento.

       La lavorazione del legno favorì lo sviluppo di botteghe artigiane di lignari e di bottai.

      A Chiuro i maestri lignari che con sapienza dal legno seppero ricavare pregevoli manufatti, che ancora oggi ammiriamo  nelle chiese e nei palazzi, trovarono indubbiamente un ambito favorevole per la produzione di pregevoli opere.

      La chiesa dei Santi Giacomo e Andrea custodisce un raro coro cinquecentesco che fornisce anche le informazioni storiche in quanto vi si trovano intarsiati sia il nome dell’autore, Pietro Brasca comense, sia l’anno di compimento dell’opera 1527. Compare anche il nome del committente Dominus Pietro Antonio Quadrio esponente dell’importante famiglia di Chiuro.

      Gli stalli del coro sono arricchiti di intagli e preziose tarsie con temi tratti dalle Sacre Scritture espressi con mirabile maestria.

      La chiesa parrocchiale di Chiuro conserva anche un’altra testimonianza del XVI secolo strettamente correlata al coro ligneo, si tratta di un leggio in legno di noce intagliato e intarsiato, con lettorile sorretto da un fusto a quattro verghe, legate al centro da un nodo intagliato; il tutto poggia su un tripode con piedi di leone.

      Una stua intagliata sul finire del Cinquecento proveniente dal Palazzo Quadrio de Maria Pontaschelli, in via Borgo Francone, fu venduta all’antiquario Tertulliano Patroni di Cadenabbia, oggi a Old Alresford House (Hampshire) in Inghilterra. L’opera è ornata da paraste intagliate, da elementi decorativi posti sul coronamento oltre a quelli applicati all’interno di ciascun cassettonato del soffitto.

      Tra seconda metà del XVII secolo e l’inizio del XVIII furono commissionati al legnamario chiurasco Gioseffo Quadrio per la chiesa parrocchiale i due armadi per le reliquie, in legno intagliato dipinto e decorato, disposti sulle pareti laterali del presbiterio, l’armadio in sagrestia e le cornici delle due porte laterali del presbiterio. Sull’altare vi è il monumentale ciborio barocco, in legno intagliato e scolpito, dipinto e dorato, opera di Michele Cogolo, intagliatore della Val di Sole, che lo realizzò nel 1692 per 515,16 lire imperiali.

      Nel diciottesimo secolo si ebbe uno sviluppo notevole dell’arte ebanistica grazie ad Andrea Rinaldi. Nato a Tirano nel 1729, si trasferì a Chiuro nel 1758 e qui visse sino alla morte avvenuta nel 1792.

      Molte chiese della nostra provincia conservano stalli corali, casse d’organo, pulpiti e confessionali usciti dalla sua bottega.

      A Chiuro sono opere certe custodite nella chiesa parrocchiale  il pulpito e la cassa  dell’organo.

      All’opera del Rinaldi si integra quella dell’intagliatore tirolese Mathias Peter, per quanto concerne le sculture che ornano le opere che magistralmente escono dalla bottega di Chiuro.

      Le opere dell’ebanista Rinaldi si evidenziano per l’abile uso della radica di noce e gli intarsi a nastri intrecciati.

      Un altro maestro di Chiuro che ottenne l’iscrizione all’Accademia degli Inventori di Parigi che lo premiò con la medaglia d’oro è Bartolomeo Balgera, (1846-1912). Fu un artigiano eclettico forse maggiormente conosciuto per le opere in vetro istoriato che per quelle scultoree.

      Nella chiesa parrocchiale di Castionetto si conserva l’Ecce Homo in legno policromo. Un intaglio di notevole realismo che esprime l’abile opera dello scultore che sa infondere l’anima alla materia.

Giorgio Baruta

presidente della Biblioteca Luigi Faccinelli